Pagina:Strenna dell'Uomo di pietra per l'anno 1860.djvu/63

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e qualche compera di antichità le borse romane, Roma stessa correva pericolo di rimaner spopolata, e abitata unicamente da Pasquino e dal papa.

Per fortuna o per disgrazia al debole Pio IX era succeduto sulla cattedra di san Pietro un Pugliese intollerante che aveva preso il nome di Giovanni XXIII e si sentiva molto propenso ad imitare nella furia degli interdetti e delle scomuniche i papi di questo nome. Gli Italiani non mancarono di dargliene parecchi pretesti; ed ecco a parer mio dove si precipitarono un poco le cose.

Il poter temporale del papato, ridotto a quella pochissima cosa, non dava ombra a nessuno; e i cardinali scarlatti e paonazzi con quattromila paoli di stipendio non potevano giovare gran fatto la propaganda gesuitica. Perchè questa smania di dare addosso ad una larva? D’inimicarsi per tal modo il clero nazionale e la galante ortodossia forestiera? Di metter a repentaglio la propria tranquillità per un acquisto piccolo ed incerto? — Credo contuttociò, che qualche ragione da opporre ci fosse.

Prima di tutto, se il poter temporale d’un pontefice è in sè stesso assurdo, possieda egli poco o molto, l’assurdo rimane sempre. E poi il conservar qualche cosa dell’antico patrimonio lasciava sempre una segreta lusinga di racquistarlo tutto, e scaldava gli animi gesuiteschi a congiurare contro il poter secolare e a danno della patria. S’aggiunga che l’occupazione papalina di Roma vietava la completa unificazione d’Italia, escludendo l’unico centro in cui potessero compenetrarsi i due regni Muratiano di Napoli e Sabaudo dell’alta Italia. Perciò gli Italiani gridavano contro il papato; e gli stranieri, che se ne intendevano poco, gridavano contro di essi. Non mancarono anche gli apostoli della pace che consigliavano la pazienza: ma la pazienza è un bello averla quando i malanni son fuori di casa.

Il fatto sta che il papa minacciato dai liberali Italiani ricorse per difesa alla Russia; e che la Francia, per tener lontana la preponderanza del gigante settentrionale che già toccava a Costantinopoli, fu costretta ad intervenire un'altra volta.

Le cose stavano in questo modo quando l’imperatore dei Francesi venne a morire, e dopo quattro mesi di reggenza essendo insorta qualche turbolenza nel paese, la rivoluzione venne a scoppiare, Napoleone V uscì in Alemagna ad attendervi la rivincita e orleanisti e repubblicani e fino quel vecchio badiale del conte di Chambord scesero in campo a disputarsi il potere.