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LIBRO QUARTO 187

variar l’ordine e disse piano a Tiberio, cenante con Druso: „Druso t’avvelena nella prima tazza, non la bere„. Il vecchio per tale inganno la prese, e porse al figliuolo; il quale, come giovane, la tracannò; e tanto più fece credere d’essersi per paura e vergogna ingoiata la morte che al padre mescea.

XI. Questa è boce di popolo: storici non la confermano, nè è da credere; perchè quale uomo di prudenza mezzana, non che Tiberio di cotanta, avrebbe così alla cieca porto la morte al figliuolo di sua mano, da non poterla ritirare? Martoriato anzi il coppiere; cercato chi ’l fece fare; andato a bell’agio, come vuol natura contro alli strani, non che a un figliuolo unico, state sempre buono. Ma per esser Seiano camera d’ogni enormezza, troppo amato da Cesare, ambi odiatissimi, ogni disorbitante favola se ne crèdeva, e nello morti de’ padroni le lingue sfringuellano. L’ordine di questo fatto fu rivelato da Apicata di Seiano, chiarito per tormenti d’Eudemo e di Ligdo. Scrittore non è sì nimico di Tiberio, che gli dea tal carico; e pur gli ritrovano l’altre cose e l’accrescono. Ho voluto dire e riprovare questa ciancia, per ìsbandirle con sì chiaro esempio; pregando chi leggerà queste nostre fatiche, a non anteporre le sconce cose, che il volgo troppo accetta e sparge, innanzi alle vere e non stravaganti.

XII. Lodando Tiberio il figliuolo in ringhiera, il senato e ’l popolo avevano panni e voci da duolo, ma dentro gioia, che la casa di Germanico si ravvivasse. Il quale incominciato favore, o’l non sapere la madre Agrippina coprir la speranza, affrettarono la rovina; perchè Seiano, veduta la morte di Druso