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188 DEGLI ANNALI

riuscita franca, e al pubblico non doluta, come fiera insanguinata del primo ratto1, pensava come levar via i figliuoli di Germanico, certi succeditori. Avvelenare tre non poteasi, essendo troppo fidati i custodi, e candida Agrippina. Diedesi dunque a sparlare dell’alterigia di lei; sollecilare Augusta per l’antico odio, e Livia per lo nuovo peccato, che mostrassero a Cesare, che questa superba, fondata nei tanti figliuoli, nel favor del popolo, spasimava di regnare; e per mezzo di Giulio Postumo, adultero di Mutilia Prisca, cameriera cara d’Augusta, faceva tutto di punzecchiare questa vecchia, per natura avida di potenza, a levarsi dinanzi questa nuora, questa padrona: e mandava ad Agrippina a darle consigli a rovescio, e quelli accesi spiriti rinfiammare.

XIII. Ma Tiberio niente smagato, pigliandosi per conforto i negozi, faceva ragione ai cittadini, sentiva le dimande de’ collegati: e volle che Gibira in Asia, Egira in Acaia, fracassate da’tremuoti, si sgravassero per tre anni di tributo: che Vibio Sereno, viceconsolo della Spagna di là, dannato di pubbliche storsioni, fosse confinato per li suoi modi atroci2 nell’isola d’Amorgo; che Carsio sacerdote e C. Gracco3, accagionati di data vettovaglia a Tacfarinata, fossero assoluti. Gracco fu portato in fasce da Sem-

  1. Quanto meglio del latino?
  2. Leggo atrocitatem morum. Può stare ancora temporum, per mitigare l’insolenze de’ viceconsoli.
  3. Così nel Boccaccio il conte d’Anguersa per non esser conosciuto e ammazzato per la taglia della reina di Francia, tapinò per lo mondo a guisa di paltoniere. La crudel prigionia e morte di Sempronio, padre di questo Gracco, si narra nel primo libro.