Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/118

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ornamenti; perciocchè l’uso delle ancore e de’ rostri vuole Plinio che fosse da essi trovato. Rostrum addidit Piseus Thyrrenus, uti et anchoram (l. 7, c. 56); o come altri leggono, Rostrum addidit Piseus, Thyrreni anchoram.


Ebbero qualche sorta di poesia. XXV. Nè queste arti soltanto, che serie e gravi soglion chiamarsi, ma le più liete ancora, coltivate furono dagli Etruschi. Il continuo uso e la solenne pompa de’ sacrificii, di cui abbiam tante prove ne’ lor monumenti, appena ci lascian luogo a dubitare che qualche genere, benchè rozzo, di poesia non fosse da essi conosciuto ed esercitato. Essi furono innoltre da cui i Romani appresero i teatrali spettacoli. Dall’Etrutria chiamati furono i primi comici a Roma, che col nome di istrioni dalla etrusca voce ister si appellavano: Majores non abhorruisse, dice Tacito (Annal. l. 14), spectaculorum oblectamentis pro fortuna, quae tunc erat, eoque accitos e Tuscia histriones. Confermasi ciò ancor maggiormente coll’autorità di Livio (Dec. 1, l. 7), il quale, dopo avere la cosa stessa più ampiamente narrata, soggiugne che agl’istrioni succederon non molto dopo le favole Atellane, che il primo abbozzo furono, per così dire, de’ drammatici componimenti; ma queste ancora non d’altronde che dagli Osci popoli dell’Etruria furono prese. Quod genus ludorum, dice Livio (Ib.), ab Oscis acceptum tenuit juventus. Gli epitalamii parimente, con cui la nuzial pompa solevasi accompagnare, cominciarono ad usarsi in Fescennia, città d’Etruria. Fescennium oppidum, dice Servio (Ad l. 7 Aeneid.), ubi nuptialia inventa sunt carmina.