Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/192

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Nonno ne’ Comenti su S. Gregorio Nazianzeno. e lo Scoliaste di Aristofane, scrittori tutti troppo recenti, perchè la loro autorità su questo punto debbasi avere in gran pregio. A tutte queste ragioni hanno controrisposto il Boyle e il Dodwello. E quai ragioni vi sono in fatti a cui non si possa rispondere? Si è ella veduta mai una letteraria contesa che dopo essere stata lungamente e caldamente agitata, abbia finalmente avuto termine col confessarsi da alcuna delle due parti l’errore in cui era stata? Il più leggiadro si è, che in tali controversie l’oggetto stesso talvolta fa negli occhi e nell’animo de’ diversi partiti impressioni al tutto diverse. Basta dare un’occhiata, dice il Boyle co’ suoi seguaci, alle lettere di Falaride per conoscer che’esse furono veramente da lui medesimo scritte. Convien essere, dice un d’essi (V. Biblioth. Britannique, t.12, p. 385), poco esperto nell’arte di dipingere per non considerar queste lettere come originali; vi si trova una sì gran libertà di pensare, sì grande ardire nella espressione, sì grande stima pel sapere e pel merito, sì fiero disprezzo de’ suoi nemici, sì gran cognizione del mondo, che tutti questi diversi sentimenti non potevano essere espressi che da lui che ne era veramente compreso. Al contrario il Bentley dice (V. Nouvell. de la Rep. des Lettres 1699, p. 664) che vi sono assurdità e inconvenienze tali che non possono venire che dalla penna di un sofista, e che egli è ben facile a vedere che esse non sono che una finzione di qualche declamatore. Così ad ognuno appaiono gli oggetti