Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/45

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8 dissertazione

far risorger gli stilili. Ma ottenne egli perciò l’effetto desiderato? VI. Prosiegue poi lo stesso autore, aggiugnendo che più d’ogni cosa conduce alla rovina degli studj il cattivo gusto, l’amore delle acutezze e f all’ettazion dello stile; e per recarne un esempio, il prende dalla storia della letteratura italiana; ma ha egli pur la sventura comune a molti oltramontani che appena si accingono scrivendo a porre il piede in Italia, che inciampano miseramente; perciocchè dice che il Tasso fu il primo a mettere tra gl’Italiani alla moda il cattivo gusto, e che d’allora in poi i gran genj sono scomparsi in Italia. Ma lasciam in disparte quest1 autorevole detto, che non è di questo luogo il trattarne; e riflettiam solo sulla nuova ragione che il Racine adduce della decadenza degli studj, cioè il cattivo gusto, ec. Certo, ove il gusto è cattivo non posson fiorire le belle arti; ma parmi che ciò sia lo stesso che dire, che ove non son valenti pittori non possono esservi pregevoli dipinture; perciocchè rimane ancora a cercare per qual ragione il cattivo gusto prevalga al buono, e la viziosa alla sincera eloquenza. VII. Le riflessioni che finora abbiam fatto a mostrare l’insufficienza di tutte queste cause morali a produrre il decadimento di cui trattiamo, ci potrebber per avventura condurre a ricevere come verisimile il sentimento del celebre ab. du Bos, il quale dopo aver confessato che le dette cause morali possono in qualche parte influir sulle scienze, osserva (Reflex,. sur la Poésie et sur la peinture, t. 2, sect. 12, ec.)