Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/46

Da Wikisource.

preliminare 9

che cionnonostante esse non bastano a spiegar le diverse vicende che in esse veggiamo. Quindi volendo pure ritrovar la ragione di tai cambiamenti , propone modestamente un suo pensiero, che le cause fisiche ancora vi possano aver parte, quali sono le diversità del clima, la diversa temperazione dell’aria, le diverse esalazioni che escono dalla terra, ed altre somiglianti. A questi tempi noi veggiamo le cagioni fisiche sollevate da alcuni filosofi a tal onore, a cui esse non pensaron certo di dover giugner giammai. Le inclinazioni e le passioni, i vizj e le virtù, la religione stessa non sono, secondo essi, che un affare di clima; anzi l’uomo non è diverso dalle bestie, se non perchè ha gli organi più sensitivi e più perfetti di esse. Così mentre credono di sollevarsi sul volgo co’ sublimi lor pensamenti, si abbassano fino allo stato di fiera, da cui appena si trova, seguendo il lor sistema, in che sian diversi. Da sì strana opinione io credo che ben fosse lontano l’ab. duBos, che non toglie già la forza delle cagioni morali, ma aggiugne loro ancora le fisiche; benchè, a dir vero, nel suo discorso ei conduca le cose a tal segno, che sembra che le cagioni morali quasi nulla abbian di forza in paragon delle fisiche. Prendiamo ad esaminar brevemente le prove ch’egli ne arreca.

VIII. Osserva egli dunque che’ vi ha de’ paesi in cui non si son veduti giammai nè pittori nè poeti illustri; e poteva aggiugnere ancora, che ve ne ha alcuni in cui non è giammai fiorita sorte alcuna di scienza. Nè alcun certamente potrà venir con lui a contrasto su questa