deli’ Italia al tempo del risorgimento delle lettere , e mostrassi in tal modo che le cagioni
morali ne furon l’origine, potrebbe forse 1 ab. du
Bos rimproverarmi che questo quadro fosse esagerato di troppo? Io nol credo; poichè quando
egli volesse rimproverarmi di ciò, gli mostrerei
che sono le sue precise parole quelle ch’io ho fin
qui riferite (t. 2, p. i4$)> e die stesso ci
ha così descritto il felice stato dell1 Italia a
que1 tempi medesimi di cui ora parla in sì diversa maniera, perchè diverso era il fine ch’egli qui si era prefisso.
XII. A provar poi che le arti e le lettere
son decadute, quando le ragioni morali parevano più congiunte a sostenerle, reca egli in
primo luogo il decadimento degli studj e delle
arti in Italia al fin del secolo xvi, quando, dice
egli, essa godeva di una continua dolcissima
pace, nè mancavano splendidi protettori. Ma
questo decadimento a che si riduce egli poi?
Non certo alle scienze più serie, poichè la filosofia moderna e la matematica allora singolarmente cominciarono a fiorire in Italia; non
a mancanza d’uomini che coltivassero anche gli
ameni studj, poichè non vi fu mai forse copia
sì grande di poeti come allora; non a indebolimento degl’ingegni, poichè si è detto, ed è
evidente che molti de’ poeti ed altri scrittori
d’allora sarebbero andati del pari coi più famosi , se non si fosser lasciati sedurre da un
gusto guasto e corrotto. Tutto il decadimento
adunque si ristringe a questo cattivo gusto che
allor s’introdusse. Ma potrà egli l’ab. du Bos
affermar seriamente che debbasi ciò attribuire