come i più felici che mai sorgessero all’Italia?
Se io prendessi a favellare così: Se noi esaminiamo il secolo di Leon X, in cui le lettere
e le arti sepolte per dieci secoli uscirono al
fin dalla tomba, vedremo che sotto il suo pontificato V Italia era nella più grande opulenza
in cui dopo V impero de’ Cesari fosse stata
giammai. I piccioli tiranni rinchiusi co’ loro
sgherri in infinite fortezze, e la cui concordia
del pari che la discordia erano un terribil flagello alla società, erano finalmente stati snidati
dalla prudenza e dal coraggio di Alessandro VI
Le sedizioni erano sbandite dalle città, le quali,
generalmente parlando, avean saputo formarsi
al fin del secolo precedente un governo stabile
e regolato. Si può dire che le guerre straniere, le quali cominciarono allora in Italia colla
spedizione di Carlo VIII nel regno di Napoli,
non furono così dannose alla società, come
il timor perpetuo che si aveva di esser rapito,
quando si andava in campagna, da’ sicarj dello
scellerato padrone che vi si era annidato; o il
timore di veder posto il fuoco alla sua casa
in un popolare tumulto. Le guerre che allor si
facevano somiglianti alla gragnuola, non venivano che a guisa di turbine, e non rovinavano che una lingua di paese. Si videro successivamente sul trono due papi desiderosi di
lasciare monumenti illustri del loro pontificato,
e in conseguenza obbligati a favorir gli artigiani e i letterati più illustri, che potevano
rendergli immortali col rendere immortali se stessi. Perciò le lettere e le arti fecero meravigliosi
progressi. Se, io dico, descrivessi così lo stato