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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/548

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SECONDO 5 f 1 che di Procolo aggiugne Capitolino, che fu da Marco Aurelio sollevato all’onore di proconsole, ma facendolo esente da quelle spese che per ciò erano necessarie. Forse egli è quello stesso che da Trebellio Pollione si dice gramatico dottissimo del suo tempo (in Aemiliano), e di cui accenna un’opera, non sappiam quale, in cui parlava di paesi stranieri. Lo stesso Capitolino fa menzione di Scauro gramatico latino maestro di Lucio Vero (in Vero), figliuolo, egli dice, di quello Scauro che fu gramatico a’ tempi di Adriano. Il Salmasio però conghiettura (in not. ad hunc. loc.) che debbasi leggere Scaurino, poichè Lampridio nella Vita di Alessandro Severo (c. 3) nomina tra’ maestri ch’egli ebbe, Scaurino maestro rinomatissimo figliuol di Scaurino. Del gramatico Scauro che visse a’ tempi di Adriano parla anche Gellio con molta lode (l. 11, c. 15), e abbiamo qualche sua operetta gramaticale nella Raccolta degli antichi Gramatici. Lo stesso Vero ebbe pure a suoi maestri nelle lettere greche Telefo, quello stesso probabilmente di cui Suida rammenta parecchie opere, Elulione eli’ è verisimilmente l’autore di un picciol trattato de’ metri che abbiamo, e Arpocrazione che forse è quell’Elio Arpocrazione di cui parla Suida. Parimenti nella Vita di Commodo troviam nominati de’ gramatici a’ quali però ivi si dà il titolo di letteratori (c. 1), come abbiam detto altrove essersi talvolta usato; un di essi greco, cioè Onesicrito, l’altro latino detto Capella Antimio, de’ quali nuli’ altro sappiamo. Di Massimino il Giovane narra Giulio Capitolino (c. i) ebe ebbe