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22 dissertazione

addietro, perchè se alcuno ci volesse richiamare a que’ tempi in cui ci si vorrebbe far credere che gli uomini eran tutti giganti, o all’età precedenti al diluvio, in cui si campava sì lungamente, noi cogli scrittori più saggi rigetterem tra le favole ciò che si narra de’ primi; e quanto a’ secondi rifletteremo solo (che al nostro intento ciò basta) che noi parliamo dei tempi in cui furon coltivate le scienze, e perciò posteriori di molto al diluvio. E se dicesi con ragione che più languide sono ora le complessioni e più spossate di prima, egli è evidente che alla educazione ciò devesi attribuire, e non alla natura; perciocchè tal languidezza già non si vede ove l’educazione è ancor virile, e, per così dire, spartana. È ella dunque solo nelle persone agiate indebolita la natura; e alla campagna e sui monti si è ella ancor conservata forte e robusta come prima? Ovvero diremo noi forse che la natura fosse spossata per dieci secoli in circa, quanti furono barbari e quasi di ogni letteratura nimici; e che poi improvvisamente invece di indebolirsi sempre più, siasi essa rinforzata e rinvigorita per produrre i sublimi genj che in questi ultimi secoli ci sono nati? XVI. Ma non è tanto all’indebolimento della natura, quanto alla varietà che il clima soffre in diversi tempi ne’ paesi medesimi, che da alcuni, e singolarmente dall’ab. du Bos, si attribuiscono le vicende della letteratura. Noi veggiam pure, egli dice, che un albero stesso or è più abbondante, or più scarso di frutta; che uno stesso terreno non ha sempre la stessa