fecondità; che in un anno il freddo è maggiore assai, la pioggia più copiosa che in un
altro. Qual maraviglia dunque che in una stagione siano gli ingegni e più scarsi e più lenti
che in un’altra; poichè quella stessa diversa
temperie d’aria, que’ venti medesimi, quelle
medesime esalazioni che producono queste vicende ne’ corpi, debbon produrle ancora negli
animi. Io concederò volentieri tutto questo ragionamento all’ab. du Bos; ma io credo di
poter qui ancora rivolgere contro di lui le sue
proprie arme. Avvi certamente questa varietà
e incostanza nella naturaj ma, come è osservazione costante degli esatti calcolatori, benchè
le piogge, le nevi, le raccolte siano in diversi
anni diverse, se nondimeno si uniscano insieme
tutte quelle di un secolo, ed anche solo di 50
anni, e si confrontin con quelle di un altro
spazio somigliante di tempo, appena si vedrà
tra esse notabile diversità. Dunque ancor negli ingegni, se essi dipendessero da queste stesse
cagioni, appena si vedrebbe differenza di conto
alcuno tra gli ingegni d’un secolo e quei dell’altro; e se da queste cagioni dipendesse il
coltivarsi più o meno le scienze, nascerebbero
in alcuni anni coltivatori maggiori in numero
ed in valore che in altri; ma in un secolo ne
sarebbe a un di presso uguale la somma. E
nondimeno veggiamo sì grande diversità tra’
secoli e secoli; e una lunga serie di essi giacersi abbandonata e dimenticata ne’ fasti della
letteratura; altri ricordarsi come gloriosi ad
essa e degni di immortale memoria.