Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/78

Da Wikisource.

preliminare 41

oratori e poeti, signoreggiavane allora una gran parte: i loro libri si spargevano facilmente, il loro gusto si comunicava; e come sembra che i sudditi facilmente si vestano delle inclinazioni e de’ costumi de’ loro signori, gli Italiani divennero, per così dire, Spagnuoli. A confermare un tal sentimento io aggiugnerò una riflessione che parrà forse aver alquanto di sottigliezza, ma che è certamente fondata su un vero fatto. La Toscana, ch’era più lontana dagli Stati di Napoli e di Lombardia da essi dominati, fu la men soggetta a queste alterazioni; come se il contagio andasse perdendo la sua forza, quanto più allontanavasi dalla sorgente onde traeva l’origine. Non potrebbesi egli ancor dire che ciò concorresse non meno al primo dicadimento delle lettere dopo la morte di Augusto? Marziale , Lucano e i Seneca furon certamente quelli che all’eloquenza e alla poesia recarono maggior danno; ed essi ancora erano spagnuoli; e il clima sotto cui eran nati, congiunto alle cagioni morali che abbiam recate, potè contribuire assai a condurli al cattivo gusto che in essi veggiamo.. XXVIII Ma il cattivo gusto del secolo scorso non è durato che circa un secolo; al contrario quando si introdusse in Roma dopo la morte di Augusto, vi si mantenne assai più lungamente , e per tanti secoli i buoni studi proposizione; ed araendue le vedrà il sig. ab. LamjuIIas da ine lungamente provate in questa mia Dissertazione. Or io sfido il più sottile dialettico a trovare in queste due proposizioni la piìi lieve idea di contraddizione