Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/107

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PRIMO 9} stampata nel 1702. Nè di essi soli però, ma di più altri scrittori ci varremo a esaminar lo stato delle biblioteche e de’ musei italiani. JI. E cominciando da Roma, la biblioteca Vaticana da molti de’ pontefici, che in questo Secolo governaron la Chiesa, fu accresciuta e di fabbriche e di codici in modo, che potè a ragione arrogarsi il primato sopra tutte le altre. Molti codici greci e latini li aggiunse Paolo V, il quale due nuove ed ampie stanze fece innalzare, in cui disporli. e accrebbe l’annue rendite della biblioteca medesima. Assai più notabile fu l’aumento eli’ ella ebbe ai tempi di Gregorio XV. Quando Massimiliano duca di Baviera nel 1622 conquistò il Palatinato, occupò fra le altre città Eidelberga che 11’era la capitale, ove gli elettori Palatini aveano raccolta una sceltissima e copiosa biblioteca di codici mss. Egli pensò di non poter fare più lodevole uso di essa , che col donarla al romano pontefice; e questi tosto si determinò ad arricchirne la sua Vaticana. Ma frattanto venuto a morte lasciò l’esecuzione del suo disegno al suo successore Urbano VIII, il quale spedì a tal fine ad Eidelberga il celebre Leone Allacci, di cui diremo tra poco; e fatti trasportare a Roma que’ codici che vi si trovarono (giacchè non pochi erano già stati dispersi), un’altra capace stanza fece per essi innalzare, acciocchè vi stessero da tutti gli altri distinti. Abbiamo ne’ precedenti tomi veduto quanto avidi raccoglitori di codici fossero stati i duchi d’Urbino, e quanto magnifica biblioteca avessero essi formata. Poichè fu estinta la lor famiglia, e quello Stato tornò sotto il