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322 inni sacri


     Se il fanciullo in tanta festa
A la madre sua gioconda
Chiederà: che gioja è questa?
— È risorto — gli risponda
   .   .   .   .   .   .
Quei che disse un dì: lasciate
I fanciulli a me venir.



LA PENTECOSTE.

Nei manoscritti, il principio si presenta in due forme molto diverse. Innanzi alla prima, che va sino alla decima strofa, è la data: 21 giugno 1817. Il Manzoni l’ha abbandonata, ma non cancellata. Le prime tre strofe son molto tormentate da varianti, e rifatte per intero due volte, prima di lasciarle da parte. Sonavano così (la prima stesura della prima strofa non ha ancora a posto i versi tronchi):

1. Monte ove Dio discese,
Ove su l’ardue nuvole
Le ardenti ale distese
La gloria del Signor,
Salve, o pendice eletta,
Del solitario Sinai
Salve infocata vetta,
Ove il Signor posò.
2. Ma tu più cara a Dio,
Sionne, or di silenzio
Coperta e non d’obblio,
Vedova de’ tuoi re;
Tu bella un tempo e libera,
Che bella ancor sarai,
Tu che saluto avrai
Che degno sia di te?
3. Poi che su’ colli tuoi
Scese il potente Spirito,
Caliginosa rupe,
Ove ristette Adonai,
E su le nubi cupe
L’ignito solio alzò,
Salve, o solingo Sinai,
Ov’ei, fra il tuono e il lampo,
De’ suoi redenti al campo
Il suo voler dettò.
Ma tu che un dì signora
Fosti di tanti popoli,
Che il sarai forse ancora,
Sion, madre di re,
Sepolta or nel silenzio
Ma nell’obblio non mai,
Tu che saluto avrai
Che degno sia di te?
Fra la tua doppia cima
Scese il promesso Spirito,