Pagina:Tragedie (Pellico).djvu/338

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atto primo.— sc. ii. 333

Del tempio all’ombra tu crescevi, e norma
A’ tuoi pensieri tutti era il Signore,
L’adempimento della sua giustizia,
Il desio d’immolarti a’ suoi voleri,
Di far beati del tuo santo affetto
Genitori e fratelli e servi e ognuno
Che pio ti circondasse
Erodiade.                                             Oh felici anni!
Giovanni.In te destavan raccapriccio allora
Le iniquie ognora e ognor dalla sagacia
Menzognera dell’uom giustificate
Opre dell’odio. E quando a sanguinose
Sapïenti vendette apposto il nome
Da’ vincitori ipocriti, or di zelo
Religïoso udivi, or d’amor patrio,
La retta anima tua se ne sdegnava
E santità sola appellavi quella
Che generosa, e ricca è di perdono.
Ed allo stesso genitor d’Erode
Ch’orfana indi ti fea, tu, dopo i primi
Ululi del dolor, tu perdonavi.
Erodiade.Io amava un figlio del crudele.
Giovanni.                                                            E un altro
De’ figli suoi sposo ei ti diè. Tai nozze
Ti costar molte lagrime; eppur tanta
Chiudea abitudin di virtù il cor tuo,
Che al sacrificio rassegnarti, e fida
Viver moglie a Filippo a te imponevi.
Ed in que’ dì meravigliava ogn’uomo
Come dall’origine infami a poco a poco
Il perverso Filippo a onesti modi
Si ritraesse; e ogn’uom dicea: «Di santa
Moglie ecco l’opra, d’Erodiade l’opra!»
Erodiade.Ed io Filippo quasi amava allora,
E mia mestizia s’addolcía sperando
D’aver resuscitato a generosa
Vita d’onore un uomo. Oh! ch’altro avrei
Desiderato, fuorchè amrarlo, e sposa