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I SETTE A TEBE 219

espugnare voleva. Or si decreta
che senza onor, nel ventre degli alati
trovi sepolcro, ad espiare il fallo.
Né su la tomba sua libami cadano,
né degli acuti lai l’onori il sonito,
né s’abbia il fregio delle amiche esequie.
Questo il senato dei Cadmei v’impone.
antigone
Ai patroni di Tebe io questo dico.
Se niun altro costui vuol seppellire,
io lo seppellirò, questo pericolo
affronterò sola io. Non m’è disdoro,
dando sepolcro al fratel mio, mostrarmi
ribelle alla città. Troppa è la forza
del comun sangue onde nascemmo: misera
madre, da te, da te, padre infelice.
Di buon grado i suoi mali ora partecipa,
anche s’ei non lo voglia, anima mia!
Le carni di costui non pasceranno
i famelici lupi: oh!, niun lo speri!
Io gli darò sepolcro: io scaverò
la fossa, ancor che donna: io nelle pieghe
d’un mantello di bisso, porterò
il morto corpo, e gli darò sepolcro.
Né pensi alcuno opporsi. Al mio volere
sarà compagna l’opera mia scaltra.