Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/157

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di loro una scritta a traverso a uso di banda, nella quale erano i loro nomi. Sopra il sesto carro tirato da quattro paia di giovenchi vestiti riccamente era Traiano imperatore giustissimo, dinanzi al quale, sedente sopra il carro molto bene dipinto dal Puntormo, andavano, sopra belli e ben guerniti cavalli, sei coppie di dottori legisti con toghe infino ai piedi e con mozzette di vai, secondo che anticamente costumavano i dottori di vestire; i staffieri che portavano le torce in gran numero erano scrivani, copisti e notai con libri e scritture in mano. Dopo questi sei veniva il carro, o vero trionfo dell’età e secol d’oro, fatto con bellissimo e ricchissimo artifizio, con molte figure di rilievo fatte da Baccio Bandinelli, e con bellissime pitture di mano del Puntormo, fra le quali di rilievo furono molto lodate le quattro virtù cardinali. Nel mezzo del carro surgeva una gran palla in forma d’apamondo, sopra la quale stava prostrato bocconi un uomo come morto, armato d’arme tutte ruginose, il quale avendo le schiene aperte e fesse, della fessura usciva un fanciullo tutto nudo e dorato, il quale rappresentava l’età dell’oro resurgente e la fine di quella del ferro, della quale egli usciva e rinasceva per la creazione di quel Pontefice. E questo medesimo significava il broncone secco, rimettente le nuove foglie, come che alcuni dicessero che la cosa del broncone alludeva a Lorenzo de’ Medici, che fu duca d’Urbino. Non tacerò che il putto dorato, il quale era ragazzo d’un fornaio, per lo disagio che patì per guadagnare dieci scudi, poco appresso si morì. La canzone che si cantava da quella mascherata, secondo che si costuma, fu composizione del detto Iacopo Nardi, e la prima stanza diceva così:

Colui che dà le leggi alla natura, e i varii stati, e secoli dispone, d’ogni bene è cagione: e il mal, quanto permette, al mondo dura: onde questa figura, contemplando, si vede come con certo piede l’un secol dopo l’altro al mondo viene e muta il bene in male, e il male in bene.

Riportò dell’opere che fece in questa festa il Puntormo, oltre l’utile, tanta lode che forse pochi giovani della sua età n’ebbero mai altre tanta in quella città, onde, venendo poi esso papa Leone a Fiorenza, fu negl’apparati che si fecero molto adoperato, perciò che accompagnatosi con Baccio da Monte Lupo, scultore d’età, il quale fece un arco di legname in testa della via del Palagio dalle scalee di Badia, lo dipinse tutto di bellissime storie, le quali poi per la poca diligenza di chi n’ebbe cura, andarono male; solo ne rimase una nella qual Pallade accorda uno strumento in sulla lira d’Apollo, con bellissima grazia; dalla quale storia si può giudicare di quanta bontà e perfezzione fussero l’altre opere e figure. Avendo nel medesimo apparato avuto cura Ridolfo Ghirlandaio di acconciare e d’abbellire la sala del papa, che è congiunta al convento di Santa Maria Novella ed è antica residenza de’ pontefici