Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/162

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Dall’altra banda, facendo Pomona e Diana con altre dee, le aviluppò di panni forse troppo pienamente, nondimeno tutta l’opera è bella e molto lodata. Ma mentre che si lavorava quest’opera, venendo a morte Leone, così rimase questa imperfetta, come molte altre simili a Roma, a Firenze, a Loreto et in altri luoghi; anzi povero il mondo e senza il vero mecenate degl’uomini virtuosi. Tornato Iacopo a Firenze, fece in un quadro a sedere Santo Agostino vescovo che dà la benedizione, con due putti nudi che volano per aria molto belli, il qual quadro è nella piccola chiesa delle suore di San Clemente in via di San Gallo, sopra un altare. Diede similmente fine a un quadro d’una pietà con certi Angeli nudi, che fu molto bell’opera e carissima a certi mercanti Raugei, per i quali egli la fece. Ma sopra tutto vi era un bellissimo paese, tolto per la maggior parte da una stampa d’Alberto Duro. Fece similmente un quadro di Nostra Donna col Figliuolo in collo e con alcuni putti intorno, la quale è oggi in casa d’Alessandro Neroni, et un altro simile, cioè d’una Madonna, ma diversa dalla sopra detta e d’altra maniera, ne fece a certi spagnuoli, il quale quadro essendo a vendersi a un rigattiere di lì a molti anni lo fece il Bronzino comperare a Messer Bartolomeo Panciatichi. L’anno poi 1522 essendo in Firenze un poco di peste e però partendosi molti per fuggire quel morbo contagiosissimo e salvarsi, si porse occasione a Iacopo d’alontanarsi alquanto e fuggire la città; per che, avendo un priore della Certosa, luogo stato edificato dagl’Acciaiuoli fuor di Firenze tre miglia, a far fare alcune pitture a fresco ne’ canti d’un bellissimo e grandissimo chiostro che circonda un prato, gli fu messo per le mani Iacopo, per che, avendolo fatto ricercare et egli avendo molto volentieri in quel tempo accettata l’opera, se n’andò a Certosa menando seco il Bronzino solamente. E gustato quel modo di vivere, quella quiete, quel silenzio e quella solitudine (tutte cose secondo il genio e natura di Iacopo) pensò con quella occasione fare nelle cose dell’arti uno sforzo di studio e mostrare al mondo avere acquistato maggior perfezione e variata maniera da quelle cose che avea fatto prima. Et essendo non molto inanzi dell’Alemagna venuto a Firenze un gran numero di carte stampate e molto sottilmente state intagliate col bulino da Alberto Duro, eccellentissimo pittore tedesco e raro intagliatore di stampe in rame e legno, e fra l’altre molte storie grandi e piccole della Passione di Gesù Cristo, nelle quali era tutta quella perfezzione e bontà nell’intaglio di bulino, che è possibile far mai, per bellezza, varietà d’abiti et invenzione, pensò Iacopo, avendo a fare ne’ canti di que’ chiostri istorie della Passione del Salvatore, di servirsi dell’invenzioni sopra dette d’Alberto Duro, con ferma credenza d’avere non solo a sodisfare a se stesso, ma alla maggior parte degl’artefici di Firenze, i quali tutti a una voce, di comune giudizio e consenso, predicavano la bellezza di queste stampe e l’eccellenza d’Alberto. Messosi dunque Iacopo a imitare quella maniera, cercando dare alle figure sue, nell’aria delle teste, quella prontezza e varietà che avea dato loro Alberto, la prese tanto gagliardamente, che la vaghezza della sua prima maniera, la quale gli era stata data dalla natura tutta piena di dolcezza e di grazia, venne alterata da quel nuovo studio e fatica e cotanto offesa dall’accidente di quella tedesca, che non si conosce in tutte quest’opere, come che tutte sien belle, se non poco di quel