Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/173

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che al fine dell’opera, affermano alcuni che fu morto dal dolore, restando in ultimo malissimo sodisfatto di se stesso. Ma la verità che essendo vecchio e molto affaticato dal far ritratti, modelli di terra e lavorare tanto in fresco, diede in una idropisia che finalmente l’uccise d’anni 65. Furono dopo la costui morte trovati in casa sua molti disegni, cartoni e modelli di terra bellissimi, et un quadro di Nostra Donna stato da lui molto ben condotto, per quello che si vide, e con bella maniera molti anni inanzi, il quale fu venduto poi dagl’eredi suoi a Piero Salviati. Fu sepolto Iacopo nel primo chiostro della chiesa de’ frati de’ Servi, sotto la storia che egli già fece della Visitazione, e fu onoratamente accompagnato da tutti i pittori, scultori et architettori. Fu Iacopo molto parco e costumato uomo, e fu nel vivere e vestire suo più tosto misero che assegnato, e quasi sempre stette da sé solo, senza volere che alcuno lo servisse o gli cucinasse. Pure negl’ultimi anni tenne come per allevarselo Battista Naldini, giovane di buono spirito, il quale ebbe quel poco di cura della vita di Iacopo che egli stesso volle che se n’avesse, et il quale sotto la disciplina di lui fece non piccol frutto nel disegno, anzi tale che se ne spera ottima riuscita. Furono amici del Puntormo in particulare in questo ultimo della sua vita Pierfrancesco Vernacci, e don Vincenzio Borghini col quale si ricreava alcuna volta, ma di rado, mangiando con esso loro. Ma sopra ogni altro fu da lui sempre sommamente amato il Bronzino che amò lui parimente come grato e conoscente del benefizio da lui ricevuto. Ebbe il Puntormo di bellissimi tratti, e fu tanto pauroso della morte, che non voleva, non che altro, udirne ragionare, e fuggiva l’avere a incontrare morti. Non andò mai a feste, né in altri luoghi dove si ragunassero genti, per non essere stretto nella calca e fu oltre ogni credenza solitario. Alcuna volta, andando per lavorare, si mise così profondamente a pensare quello che volesse fare, che se ne partì senz’avere fatto altro in tutto quel giorno che stare in pensiero. E che questo gl’avvenisse infinite volte nell’opera di San Lorenzo, si può credere agevolmente, perciò che quando era risoluto, come pratico e valente, non istentava punto a far quello che voleva, o aveva deliberato di mettere in opera.

IL FINE DELLA VITA DI IACOPO DA PUNTORMO, PITTOR FIORENTINO