Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/216

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il pomo di Adamo e d’Eva, quando sono cacciati di paradiso. Il che fece secondo che avea ritratto dall’opere di Michelagnolo dipinte nella volta della cappella di Roma. Le quali due tele d’Aristotile gli furono, per averle tolte di peso dal detto luogo, poco lodate; ma all’incontro gli fu ben lodato tutto quello che fece in Fiorenza nella venuta di papa Leone, facendo in compagnia di Francesco Granacci un arco trionfale dirimpetto alla porta di Badia, con molte storie, che fu bellissimo. Parimente nelle nozze del duca Lorenzo de’ Medici fu di grande aiuto in tutti gl’apparati e massimamente in alcune prospettive per comedie al Francia Bigio e Ridolfo Grillandaio, che avevan cura d’ogni cosa, Fece dopo molti quadri di Nostre Donne a olio, parte di sua fantasia e parte ritratte da opere d’altri, e fra l’altre ne fece una simile a quella che Raffaello dipinse al Popolo in Roma, dove la Madonna cuopre [il] putto con un velo, la quale ha oggi Filippo dell’Antella; un’altra ne hanno gl’eredi di Messer Ottaviano de’ Medici insieme col ritratto del detto Lorenzo, il quale Aristotile ricavò da quello che avea fatto Raffaello. Molti altri quadri fece ne’ medesimi tempi, che furono mandati in Inghilterra. Ma conoscendo Aristotile di non avere invenzione, e quanto la pittura richieggia studio e buon fondamento di disegno, e che per mancar di queste parti non poteva gran fatto divenire eccellente, si risolvé di volere che il suo esercizio fusse l’architettura e la prospettiva facendo scene da comedie a tutte l’occasioni che se gli porgessero, alle quali aveva molta inclinazione. Onde avendo il già detto vescovo di Troia rimesso mano al suo palazzo in via di San Gallo, n’ebbe cura Aristotile, il quale col tempo lo condusse con molta sua lode al termine che si vede. Intanto avendo fatto Aristotile grande amicizia con Andrea del Sarto suo vicino, dal quale imparò a fare molte cose perfettamente, attendendo con molto studio alla prospettiva, onde poi fu adoperato in molte feste che si fecero da alcune Compagnie di gentiluomini, che in quella tranquillità di vivere erano allora in Firenze. Onde avendosi a fare recitare dalla Compagnia della Cazzuola in casa di Bernardino di Giordano, al canto a Monteloro, la Mandragola, piacevolissima comedia, fecero la prospettiva, che fu bellissima, Andrea del Sarto et Aristotile. E non molto dopo alla porta San Friano fece Aristotile un’altra prospettiva in casa Iacopo Fornaciaio, per un’altra comedia del medesimo autore. Nelle quali prospettive e scene, che molto piacquero all’universale, et in particolare al signor Alessandro et Ipolito de’ Medici, che allora erano in Fiorenza sotto la cura di Silvio Passerini cardinale di Cortona, acquistò di maniera nome Aristotile, che di quella fu poi sempre la sua principale professione, anzi come vogliono alcuni, gli fu posto quel sopranome parendo che veramente nella prospettiva fusse quello che Aristotile nella filosofia. Ma come spesso adiviene, che da una somma pace e tranquillità si viene alle guerre e discordie, venuto l’anno 1527, si mutò in Fiorenza ogni letizia e pace in dispiacere e travagli, perché, essendo allora cacciati i Medici e dopo venuta la peste e l’assedio, si visse molti anni poco lietamente; onde non si facendo allora dagl’artefici alcun bene, si stette Aristotile in que’ tempi sempre a casa, attendendo a’ suoi studii e capricci. Ma venuto poi al governo di Fiorenza il duca Alessandro, e cominciando alquanto a rischiarare ogni cosa, i giovani della Compagnia de’ Fanciulli della Purificazione, dirimpetto a San Marco, ordinarono di fare una tragicomedia, cavata dei libri de’