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Biagio da Carigliano pistolese e Giovampaulo Rossetti da Volterra, che è persona molto diligente e di bellissimo ingegno, il quale Giovampaulo, essendosi già molti anni sono ritirato a Volterra, ha fatto e fa opere degne di molta lode. Lavorò parimente con Daniello e fece molto frutto Marco da Siena, il quale condottosi a Napoli si è presa quella città per patria e vi sta e lavora continuamente; è stato similmente creato di Daniello Giulio Mazzoni da Piacenza, che ebbe i suoi primi principii dal Vasari quando in Fiorenza lavorava una tavola per Messer Biagio Mei che fu mandata a Lucca e posta in San Piero Cigoli, e quando in Monte Oliveto di Napoli faceva esso Giorgio la tavola dell’altare maggiore, una grande opera nel reffettorio e la sagrestia di San Giovanni carbonaro, i portegli dell’organo del piscopio con altre tavole et opere. Costui avendo poi da Daniello imparato a lavorare di stucchi, paragonando in ciò il suo maestro, ha ornato di sua mano tutto il didentro del palazzo del cardinale Capo di Ferro e fattovi opere maravigliose, non pure di stucchi, ma di storie a fresco et a olio, che gli hanno dato e meritamente infinita lode. Ha il medesimo fatta di marmo e ritratta dal naturale la testa di Francesco del Nero tanto bene, che non credo sia possibile far meglio, onde si può sperare che abbia a fare ottima riuscita e venire in queste nostre arti a quella perfezione che si può maggiore e migliore. È stato Daniello persona costumata e da bene e di maniera intento ai suoi studii dell’arte, che nel rimanente del viver suo non ha avuto molto governo et è stato persona malinconica e molto solitaria. Morì Daniello di 57 anni in circa. Il suo ritratto s’è chiesto a quei suoi creati che l’aveano fatto di gesso, e quando fui a Roma l’anno passato me l’avevano promesso. Né per imbasciate o lettere che io abbia loro scritto non l’han voluto dare, mostrando poca amorevolezza al lor morto maestro; però non ho voluto guardare a questa loro ingratitudine, essendo stato Daniello amico mio, che si è messo questo che ancora che li somigli poco, faccia la scusa della diligenza mia e della poca cura et amorevolezza di Michele degli Alberti e di Feliciano da San Vito.

FINE DELLA VITA DI DANIELLO DA VOLTERRA, PITTORE E SCULTORE