Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/247

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rimaneva immobile. Egli aveva una grave decisione da prendere. Mistress Auda, vicino a lui, lo guardava senza pronunciare una parola.... Egli comprese quello sguardo. Se il suo servo fosse prigioniero, non doveva egli arrischiar tutto per istrapparlo agl’Indiani?

«Io lo ritroverò morto o vivo, diss’egli semplicemente a mistress Auda.

— Ah! signor.... signor Fogg! esclamò la giovane donna, afferrando le mani del suo compagno ch’ella coprì di lacrime.

— E vivo! aggiunse il signor Fogg, se non indugiamo un minuto!»

Con questa risoluzione, Phileas Fogg si sacrificava tutto intero. Egli pronunziava la sua rovina. Un sol giorno di ritardo gli faceva mancare il piroscafo a Nuova-York, e la scommessa era irrevocabilmente perduta. Ma davanti a questo pensiero: «È il mio dovere!» egli non esitava.

Il capitano comandante il forte Kearney era presente. I suoi soldati — circa un centinaio d’uomini — si erano posti sulla difensiva pel caso che i Siù movessero un attacco diretto contro la stazione.

«Signore, disse il signor Fogg al capitano, tre viaggiatori sono scomparsi.

— Morti? domandò il capitano.

— Morti o prigionieri, rispose Phileas Fogg. Ecco un’incertezza che urge di far cessare. È vostra intenzione d’inseguire i Siù.?

— Faccenda seria, signore, disse il capitano. Gli Indiani possono fuggire fino al di là dell’Arkansas! Io non posso abbandonare il posto che mi è affidato.

— Signore, ripigliò Phileas Fogg, si tratta della vita di tre uomini.