Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/93

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CAPITOLO XIII.


Nel quale Gambalesta prova una volta di più che la fortuna arride agli audaci.


Il disegno era ardito, irto di difficoltà, inattuabile forse. Il signor Fogg vi arrischiava la vita, o per lo meno la libertà, e quindi la riuscita dei suoi progetti; ma non esitò. Egli trovò inoltre in sir Francis Cromarty un ausiliario deciso.

Quanto a Gambalesta, egli era pronto, si poteva disporre di lui. L’idea del suo padrone lo esaltava. Egli era felice di sentire un cuore, un’anima sotto quell’involuoro di ghiaccio. Cominciava ad amare Phileas Fogg.

Rimaneva la guida. Qual partito prenderebbe egli nell’affare? Che s’avesse a intenerire per gl’indù? In mancanza del suo concorso, era mestieri assicurarsi almeno della sua neutralità.

Sir Francis Cromarty espose francamente la cosa.

— Signor ufficiale, rispose la guida, io sono Parsì, e quella donna è Parsì. Disponete di me.

— Bene, guida, rispose il signor Fogg.

— Però, sappiatelo bene, ripigliò il Parsì, non solo noi arrischiamo la vita, ma ci esponiamo a supplizi orribili, se cadiamo nelle loro mani. Dunque, vedete.