Pagina:Versi di Giacomo Zanella.djvu/46

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32 milton e galileo.

D’abitatori. Esìl grano d’arena
Nell’oceàn degli esseri è la terra.
190Se noi, cotanto in fondo, i firmamenti
Pur abbracciam coll’alma, e contemplando
Di giro in giro ci leviamo a Dio,
Chi torrammi la fè, che popolate
Sian di più pure, amanti Intelligenze
195Le più nobili sfere, e ripercosso
Da tutti quanti i cieli, unico, immenso
Inno di lode al Creator risuoni?
Tal mi detta una fè; sull’alto arcano
Tace scïenza. Dall’audaci inchieste
200Che di qua dall’avel non han risposta,
Tempo è ben che si tolga, e di glossemi
Più non faccia tesoro a cui suggello
Legittimo non pose esperïenza,
Paragone del vero. Allor ch’io venni
205Ne’ suoi giardini, a me disse Sofia:
Figlio, del mondo le riposte origini
Non ricercar, nè a qual lontano termine
L’universo si volva: impervie tenebre
All’umana ragion, quando la fiaccola
210La Fè non alzi e l’atro calle illumini.
Modesta più, ma men fallace indagine
A te fia di natura il libro svolgere
Che chiuso giace, di segrete sillabe
Tutto vergato e d’incompresi numeri.
215Così la dea parlommi, ed una chiave,