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188 LIBRO PRIMO — SEZIONE QUARTA

procede appunto come la Geometria, che mentre sopra i suoi elementi il costruisce o ’1 contempla, essa stessa si faccia il mondo delle grandezze; ma con tanto più di realità quanta più ne hanno gli ordini d’intorno alle faccende degh uomini che non ne hanno punti, linee, superficie e figure. E questo istesso è argomento che tali pruove sieno d’una spezie divina e che debbano, leggitore, arrecarti un divin piacere; perocché in Dio (a) il conoscer e ’1 fare è una medesima cosa.

(a) [C3f"J.2] ove voglia, il conoscer e ’1 fare è una medesima cosa; di che nella nostra vita letteraria, con una pruova metafisica, la quale tuttodì sperimentiamo nelle funzioni della nostr’anima, abbiamo [CM^^] tratto questa dimostrazione i. — Sono nella nostra mente certe eterne verità le quali non possiamo sconoscere e rinniegare, e ’n conseguenza che non sono da noi. Ma del rimanente, sentiamo in noi una libertà di far, intendendovi, tutte le cose le quali hanno dipendenza dal corpo, e perciò le facciamo in tempo, cioè quando vogliamo applicarvi, e tutte intendendovi, le facciamo; come l’immagini con la fantasia; le reminiscenze con la memoria; con l’appetito le passioni; gli odori, i sapori, i colori, i suoni co’ sensi; e tutte queste cose le conteniamo dentro di noi, non essendo ninna di quelle che possa sussistere fuori di noi, onde soltanto durano quanto vi tegniamo applicata la nostra mente. Laonde delle verità eterne, clie non son in noi dal corpo, dobbiam intender esser principio un’idea eterna, che, nella sua cognizione, ove voglia, ella cria tutte le cose in tempo e le contiene tutte dentro di sé, e tutte, applicandovi, le conserva. — La qual dimostrazione ne pruova ad un fiato queste quattro grandi verità: 1. Oh’un’Idea eterna è ’1 principio di tutte le cose mortali. — il. Che Dio é principio libero delle produzioni ad extra. — III. Che ’1 mondo é stato criato in tempo. — IV. Che vi sia Provvidenza divina, la quale, intendendo, conserva tutte le coso oriate. — Per tutto ciò, quel «dovette, deve, dovrà» è una maniera archetipa e quasi creativa, la quale non si può avere che nell’idee eterne di Dio; perchè tanto vagliene «dovette» quanto vale «fu fatto», tanto «deve» quanto «si fa», tanto «dovrà > quanto «farassi». Talché cosi, in un certo modo, la mente

  • Il brano che segue, fino alle parole «le conserva», è tratto testualmente, con

qualche correzione formale verso la fine, d&lV Autobiografia, ediz. Croce (Bari, Laterza, 1911;, pp. 16-17.