Pagina:Vicramorvasi.djvu/8

Da Wikisource.

I \ (invocazione). PKESAHIO. ¦r fori.. IPR. oci dall interno. IPR. Quei che ne’ Vedi unico spirto è detto, Che invade terra e ciel, colui che sire Non ha fuori di sé null'altro oggetto, — Ecco il suo vero nome — a cui lor mire Volgon quei che il respir frenando in petto Sol di struggersi in lui nutron desire, Quei — Siva — ambito con costanza pia, Di gaudio eterno a voi propizio sia I {finita Vinvocazione, parta l'impresario). Or via, cessi l’indugio cli’è durato abbastanza, (volgendoli verso l’interno Ehi, brav’uomo, sbrigatevi: so che in questa adunanza [dilla scena) Avvezzi gii ad assistere sono gli spettatori All’opere drammatiche degli antichi scrittori : « Vicramòrvasi » è il nnovo dramma ch’io qui presento; Autor n’è Calidisa. — Voglio clic ognuno attento Reciti la sua parte — dite alla compagnia Dei vostri attori Come piace a vossignoria. Ed io dirò frattanto, dopo d’aver rivolto Un bello inchino a questo pubblico eletto e colto : « Se vèr gli amici amor gentil v’infiamma, Se in pregio avete l’opra e lo scrittore, Ognun di Calidàsa al novo dramma Qni con orecchio intento or faccia onore. » « Aita, aita, o prodii » Che ascolto ? Che son questi Miserabili gridi, che levano i celesti Viandanti nei carri lassù per l’aria? (dopo iti avere alquanto eoniiderato) Or bene, Vi spiegherò ogni cosa; gii intendo quel che avviene: