Pagina:Vivanti - I divoratori, Firenze, Bemporad, 1922.djvu/279

Da Wikisource.

i divoratori 267

foreste dell’Uhland, e le perdute principesse del Maeterlinck, finchè ho sentito delle vive lagrime — rare visitatrici! — tremare nei miei sereni occhi glauchi. (Ora sapete che ho dei sereni occhi glauchi).

«E sono una selvaggia, una selvaggia ultracivilizzata, col candido petto, pieno di ruggiti e di smanie primitive, ricoperto di gioielli.

«Adoro i gioielli. Ho dei brillanti insolenti, quasi azzurri, grandi come il mio cuore! — che dico? — di più, di più! E li porto a tutte le ore, in tutte le stagioni — intorno al collo, alle braccia, alle caviglie — su tutta me!

«Spero che anche voi portate molti gioielli.

«Adoro gli uomini ineffabilmente anormali e mauvais-genre, che portano degli anelli fino alla punta delle dita.

«E sono femminea... oh, oltre ogni dire femminea! Non porto che delle vesti ondeggianti, delle fluttuanti trine, dei larghi cappelli ricadenti ad ombreggiare le mie morbide chiome. (Sì; le mie chiome sono morbide).

«Non ho opinioni; non ho vedute. Non seguo mai il filo di un ragionamento. Sono contenta di essere una piccola creatura indifesa che tutti proteggono e compiangono e sgridano e adorano.

«Non bevo «cocktails». Fumo (ve l’ho detto?) delle sigarette russe profumate all’eliotropio bianco — e certo nessun uomo farebbe una cosa così nauseante.

«Sono distratta. Sono negligente. Sono prodiga. Sono pigra. Oh, assai pigra! Invidio tanto la «Belle au Bois dormant» che ebbe cento anni di sonno, e dormirebbe ancora adesso, se il Prince Charmant non l’avesse baciata....

«Addio, Prince Charmant!

«Ecco: ho parlato di me.

«Eva.»