Pagina:Vivanti - I divoratori, Firenze, Bemporad, 1922.djvu/280

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268 annie vivanti


XI.

Il giorno seguente, a colazione, la signora tedesca fissò ancora in viso Nancy, e poi distolse gli occhi. Si mangiava in silenzio quando Anne-Marie chiese a sua madre:

— Che cos’è questa cosa marcia che mangiamo?

— Zitta, cara, — disse Nancy. — È buonissimo. È stufatino.

— Cos’è il stufatino quando è vivo? — chiese Anne-Marie.

Nancy sorrise, e la fossetta le si incavò rosea nella guancia.

Allora la signora tedesca, che aveva visto il sorriso e la fossetta, disse all’improvviso con voce tremula e agitata:

— Lei si chiama Nancy?

Nancy la guardò stupita. Poi rispose:

— Sì.

E tutti tacquero, guardandole.

— Io sono Fräulein Müller, — disse la signora tedesca, togliendosi dalla tasca un fazzoletto a orli rosa, e preparandosi alle lagrime.

— Fräulein Müller! Fräulein Müller! — pronunciò Nancy, quasi in sogno. — Ma allora è lei che mi leggeva Uhland e Lenau, quando ero piccola....

Allora Fräulein Müller pianse nel suo fazzoletto, e Nancy si alzò e fece il giro della tavola per andarla ad abbracciare. Poi toccò a Fräulein Müller di alzarsi e fare il giro della tavola per andare a baciare Anne-Marie.

Dopo di che la signora dai capelli color zolfo osservò quanto è piccolo il mondo. E il giovinotto di spirito