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     E piegandomi umìl nel gran terrore,
     Farò core al mio cor se fia turbato.
So, che gir fra gli scogli, e le procelle
     È un estremo periglio; ma si faccia
     L’alto voler di chi creò le stelle.
Un’Alma è grande, se allorchè minaccia
     Irato il Ciel sorti crudeli o folle,
     Lor mostra lieta invariabil faccia


II


Quel, che vedi colà languido Rio
     Volgersi intorno alle gran ripe oscuro,
     E denso quasi stagno, egli è l’impuro
     Lete, che da la valle inferna uscìo.
Tuffansi l’Alme pria nel flutto rio,
     Quando s’appressa il lor viver futuro;
     Poi fan ritorno al nuovo carcer duro,
     Ogni Passato lor posto in obblìo.
Nasce quell’onda in seno a Dite immondo,
     E tal ria porta qualità dal fonte,
     Che del Passato ogni memoria toglie.
Quivi non sol, ma in grembo ancor del Mondo
     Un rivo di tal’acqua il corso scioglie
     E a ber ne son l’ingrate Anime pronte.


III


O Tu, che del mio Ben l’almo sembiante
     Con vivaci colori esprimer dei,
     Dimmi perchè sì tarde e lento sei.
     E par stringhi il pennel con man tremante?
Forse l’arte non ha luce bastante,
     O pur non reggi a mirar fisso in lei?
     Simil sorte provar gli sguardi miei,
     E sullo Amor, che ancor mi ride avante.
Ma se dal mio bel Sol ritrar non puoi
     L’esterna spoglia, cui forza è che adore,
     Come quell’alma pingeresti a noi?
Pigro Pittor, già ti prevenne Amore,