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Quando, alto Eroe, volgendo il guardo intorno
10Sclamasti o un Dio pur s’ange in duolo amaro
O fa il Mondo al suo Nulla oggi ritorno;
E nel comune orror tosto spuntaro
I raggi di tua Fede. Oh lieto giorno,
Giorno ad altrui sì oscuro, a te sì chiaro!
III
Vago Armellin, che di tua bianca spoglia
Fai pompa altera a questi colli intorno,
E tali pregi il candor, che ti fa adorno,
Che temi ogn’aura ilmacchi, ogn’ombra il toglia;
5Ah qual folle desìo, qual strana voglia
Ti trae fuor dell’usato a i rai del giorno?
Non sai, che far quì dee tosto ritorno
Clori, dolce cagion d’ogni mia doglia?
Fuggi, deh fuggi, che se resti alquanto,
10Sola fra tante Ninfe ir la vedrai,
Come candida il cuor, candida il manto;
Onde al gran paragon ti crederai
Tinto del fango, che sì abborri; e intanto,
Misero! d’onta, e di dolor morrai.
SILVIO STAMPIGLIA.
I
Donna vidi raminga in nuda arena,
Languida, ed arsa del calore estivo:
Pianta sorgere di pomi e frondi piena,
E un ruscello apparir limpido, e vivo
5Ella assisa alla dolce ombra serena,
Or de’ pomi si pasce, or beve al rivo;
Spirto ripiglia, e ristorata appena
E quelli prende, e prende questo a schivo,
Alfin superba in piè si leva, e poi
10Con atti oltraggia sconoscenti e rei
Il Ruscello, la Pianta, e i frutti suoi,
Zappi Tom. I. | 19 |