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il paradiso delle signore

cazione di Bruxelles... Venti franchi! Proprio per nulla!

E da quel momento la borsetta divenne inesauribile.

Lei arrossiva dal piacere; e un pudore quasi da donna che si spogli, la faceva graziosa insieme e imbarazzata, ogni volta che tirava fuori un nuovo oggetto. Prima una sciarpa di trina spagnuola che costava trenta franchi; lei non la voleva, da principio, ma il commesso le aveva giurato e spergiurato ch’era l’ultima e che il prezzo doveva crescere; dopo veniva un velo di chantilly: un po’ caro, a dir la verità, cinquanta franchi: se non lo portava lei, qualche cosa per la figliuola n’avrebbe fatto.

— Dio mio! son tanto graziose le trine! — badava a ripetere col suo sorriso nervoso. — Io, quando son lí dentro, comprerei tutto il magazzino.

— E questo qui? — le domandò la De Boves esaminando uno scampolo di merletto.

— Questo qui, rispose — è una bellezza... Ventisei metri: un franco il metro, capite?

— Ma che ne volete fare? — domandò la Bourdelais stupita.

— Non lo so mica... ma era tanto curioso il disegno!

In quel punto, alzando gli occhi, si vide, di faccia, il marito sgomentato. Era divenuto anche piú livido di prima, da tutta la persona esprimeva l’angoscia rassegnata d’un pover’uomo che assiste allo scialacquo dei suoi denari, guadagnati con tanta fatica. Ogni nuovo pezzettino di trina era per lui un disastro: amare giornate d’insegnamento inghiottite d’un colpo; le corse pel fango della città da una lezione al-


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