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l’altra, divorate in un tratto; lo sforzo continuo della vita che lo conduceva a segrete angustie, all’inferno d’una casa che si reggeva a stento. Mirando quello sguardo sempre atterrito, lei volle ripigliare il fazzoletto, la trina, il velo, la sciarpa; e gittava qua e là le mani febbrili, ripetendo con risatine sforzate:

— Mi farete gridare da mio marito... Ti giuro, amico mio, che ho avuto giudizio: c’era uno sciallino da cinquecento franchi, una meraviglia!

— Perché non l’avete comprato? — disse tranquillamente la Guibal. — Il signor Marty è il piú gentile degli uomini.

Il professore dové piegare il capo, dicendo che sua moglie era padrona padronissima di comprare quanto le piaceva. Ma ripensando al pericolo corso, un brivido freddo gli correva la schiena; e siccome il Mouret, proprio in quel momento, affermava che i nuovi magazzini aumentavano le comodità delle famiglie nella media borghesia, gli lanciò un’occhiata terribile, il lampo d’odio d’un timido che non osa strangolare la gente.

Le signore, d’altra parte, non avevano ancora posate le trine, e se ne inebriavano: i rotoli si sgomitolavano, andavano e venivano qua e là dall’una all’altra, ravvicinandole ancor piú e quasi stringendole insieme con sottili legami. Sui loro ginocchi stavano le trine mirabili per la finezza del tessuto, e le mani cedendo a quella carezza vi si indugiavano. E circondavano anche piú strettamente il Mouret tempestandolo di nuove domande. Il buio della sera s’inoltrava, ed egli doveva ogni poco chinar la testa, sfiorar con la barba i loro capelli, per esaminare una trina,


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