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zola

V

L

a mattina dopo, Dionisia era scesa nella sezione da circa mezz’ora, quando la signora Aurelia le disse con la sua voce secca:

— Signorina, vi vogliono in direzione.

La ragazza trovò il Mouret solo, seduto nel suo studio tappezzato di verde. S’era rammentato a un tratto della «sciattona» come la chiamava il Bourdoncle; e, pur ripugnandogli anche quella volta di far la parte del tiranno, aveva pensato di chiamarla per ismoverla un po’, se era sempre rinfagottata da provinciale. Il giorno innanzi, sebbene avesse scherzato anche lui, dinanzi alla Desforges, aveva sentito un po’ di dispetto, per amor proprio: porre in dubbio l’eleganza d’una delle sue ragazze! Ora gli si agitava nell’animo un sentimento confuso, misto di simpatia e di stizza.

— Signorina, — cominciò a dire — vi abbiamo presa per riguardo a vostro zio, e non bisogna che ci mettiate nella triste necessità...

Ma si fermò subito. In faccia a lui, dall’altra parte del tavolino, Dionisia stava dritta, seria e pallida. Il vestito di seta non le era piú troppo largo; tornava invece a pennello intorno alle curve della vita, e mostrava nella loro purezza le sue spalle di vergine; i capelli annodati in


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