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il paradiso delle signore

Messico, come capitano. Non restava loro che Genoveffa. Ma tutta quella famiglia era costata cara, e il Baudu aveva finito di rovinarsi comprando a Rambouillet, il paese del suocero, un gran baraccone di casamento. E per questo, in quella sua lealtà maniaca di vecchio negoziante, era di giorno in giorno piú scontento e acre.

— Dio benedetto! prima di muoversi, si manda a dire qualche cosa! — riprese, stizzito sempre piú, dentro sé, della sua propria durezza. — Mi potevi scrivere; t’avrei risposto di restare dov’eri. Quando seppi la morte del tuo babbo, per Bacco! ti dissi quel che si dice sempre. Ma tu ci capiti senza dir nulla... E un bell’affare!

Alzava la voce e cosí si sfogava. La moglie e la figliuola stavan lí ferme con gli sguardi fissi a terra, da gente sottomessa che non osa interloquire. Gianni ci diventava verde; Dionisia s’era stretto al petto Beppino spaventato, e due grosse lacrime le caddero dagli occhi.

— Va bene, zio — rispose lei. — Ce n’andremo subito.

Ci fu un istante di silenzio; poi il Baudu ripigliò con un tono burbero:

— Non vi caccio mica via!... Dacché siete venuti, per stasera, diamine!, resterete a dormire qui. Dopo si vedrà.

Allora, la signora Baudu e Genoveffa capirono da un’occhiata che potevano accomodar tutto.

Fu presto fatto. Gianni entrava il giorno dopo a bottega, e questa era una faccenda bell’e sbrigata. Beppino starebbe benissimo dalla signora Gras, una vecchia che teneva a retta i bambini per quaranta franchi il mese. Dionisia disse che poteva pagare il primo mese. Non rimaneva dunque che da trovare un posto a lei stessa. Un po-


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