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zola

va paura che il Mouret s’impietosisse. La direttrice venne innanzi, e tutta la storia fu raccon tata da capo a voce bassa. Le ragazze aspettavano impazienti, fiutando una catastrofe. Poi la signora Aurelia si voltò solennemente:

— Signorina Dionisia...

E sul suo viso da imperatore apparve la inesorabile immobilità dell’onnipotenza:

— Andate alla cassa.

La terribile frase sonò forte nella sezione vuota allora di clienti. Dionisia era rimasta ritta e bianca come un cencio lavato, senza un respiro.

Poi balbettò:

— Io! io!... Ma perché? che ho fatto io?

Il Bourdoncle rispose duramente che nessuno lo sapeva meglio di lei, è che avrebbe fatto meglio a non chiedere spiegazioni: accennò alle cravatte, e aggiunse che sarebbe stato un affar serio se tutte le ragazze fossero andate a quel modo nel sotterraneo a confabulare con gli amanti.

— Ma era il mio fratello! — gridò lei con la collera dolorosa d’una vergine cui si faccia violenza.

1 Margherita e Clara si misero a ridere; perfino la Frédéric, tanto discreta di solito, crollò la testa con un’aria incredula. Sempre quel fratello!

era un po’ troppo, via! Allora Dionisia li guardò tutti: il Bourdoncle che fin dal primo giorno.

non ce la voleva tra i piedi, il Jouve ch’era rimasto lí a far testimonianza e che non le avrebbe certo resa giustizia; poi le ragazze, che non le era riuscito disarmare con nove mesi di coraggio sorridente, ed erano beate di vederla andar via, sospinta da loro medesime. A che combattere? perché volersi imporre, se nessuno era dalla sua? E se n’andò senza aggiunger parola;


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