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il paradiso delle signore


E seguitava a dir brava! mentre essa risaliva al magazzino, tanto commossa da non poter pronunziare una parola di difesa. Ora si disperava d’essere scappata in quel modo: non avrebbe potuto scusarsi, mostrare il fratello? Chi sa che cosa si sarebbero immaginati! Nessuno, per quanto ella giurasse, le avrebbe creduto. Anche quella volta si scordò del Robineau, e ritornò alla sezione.

Il Jouve, senza aspettare altro, era corso alla Direzione per fare rapporto. Ma il garzone di servizio gli disse che il direttore era col Bourdoncle e col Robineau, e discorrevano da un quarto d’ora. Dall’uscio socchiuso si sentiva il Mouret dimandare di buon umore al commesso se aveva passate bene le vacanze; di mandarlo via non se ne ragionava; la conversazione si aggirava invece su certi provvedimenti che bisognava prendere nella sezione.

— Volete qualche cosa, signor Jouve? — disse ad alta voce il Mouret. Entrate, entrate!

Ma un istinto rattenne l’ispettore: vide uscire il Bourdoncle, e raccontò tutto a lui. Passo passo vennero insieme lungo la galleria degli scialli, l’uno parlando chinato, a voce bassissima, l’altro ascoltando senza che una linea del volto severo desse a vedere quel che pensava. E siccome erano arrivati alle «confezioni», Proprio allora la signora Aurelia si scatenava contro Dionisia. Ma da dove veniva? quella volta non poteva dire d’essere stata al laboratorio; era un continuo andare e venire, e a quel modo non si poteva durare.

— Signora Aurelia! disse il Bourdoncle.

S’era risolto di tagliar lui il nodo, perché ave-


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