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zola

buio, che sempre cresceva, le fattezze di lei. Pareva sempre la stessa, vestita semplice semplice, con quella dolcezza di prima sul viso. La piccina s’era di sicuro andata maturando nell’aria di Parigi; eccola quasi divenuta una don na, che poteva far girare la testa a qualcuno; cosí giudiziosa, con quei bei capelli che parevan carichi di tenerezza.

— Ma allora siete dei nostri! — disse egli ridendo — e perché rimanete con i nemici?... Per esempio, non mi hanno anche detto che state dal Bourras?

— Un brav’uomo! — rispose lei con un fil di voce.

— No, via, via! un vecchio mezzo matto che mi costringerà a ridurlo sulla paglia, mentre me lo vorrei levare dai piedi arricchendolo!... Ma voi già non state nemmeno con lui, e la casa è una casaccia... Ci sta certa gente... — Si accorse che la ragazza era tutta confusa, e s’affrettò ad aggiungere: Ma si può essere onesti dappertutto! c’è anzi piú merito quando uno non è ricco.

Fecero qualche altro passo senza aprir bocca. Beppino pareva che stesse attento da bambino precoce, e alzava ogni poco gli occhi sulla sorella che lo meravigliava con la mano ardente, scossa da leggieri sussulti.

— Guardate! riprese allegramente il Mouret — volete farmi voi da ambasciatore? Avevo l’intenzione di aumentare dell’altro la somma, e domani offrire al Bourras ottantamila franchi... Ditegli voi prima due parole, ditegli che a questo modo si uccide da sé: forse vi ascolterà, vi vuol bene, e voi gli darete davvero un consiglio da amica.


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