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il paradiso delle signore

qualche mancanza. Ma, vista Dionisia, si rannicchiò tutto, e passò con aspetto cortesissimo.

— Salvata! — mormorò Paolina. — Siete stata voi che gli avete dato soggezione... Se accade qualcosa direte, non è vero? due paroline stra parola, lo san tutti, basterebbe a buttare all’aria il magazzino!

E s’affrettò a tornare nella sua sezione. Dionisia aveva arrossito: quelle allusioni dell’amica la turbavano. Ma era vero. Sentiva vagamente la sua potenza, per le adulazioni che la circondavano. Quando la signora Aurelia tornò, e trovò la sezione tranquilla e laboriosa sotto la sorveglianza della vice, le sorrise affabilmente. Non stava piú nemmeno tanto attorno al Mouret; ma ogni giorno si mostrava piú amabile per una che poteva da un momento all’altro agognare il suo posto di direttrice. Il regno di Dionisia cominciava.

Soltanto il Bourdoncle s’ostinava a far guerra contro la giovinetta, un po’ anche per antipatia d’indole, ma piú per odio di quella grazia discreta. Poi la combatteva com’essa fosse un influsso pernicioso che avrebbe posto il magazzino in pericolo il giorno che il Mouret ne restasse vinto. Le facoltà commerciali del padrone gli pareva dovessero naufragare tra quella inetta tenerezza; quanto avevano guadagnato per mezzo delle donne, se ne sarebbe andato per colpa di quella donna lí. Nessuna donna, del resto, bastava a scaldarlo; le trattava tutte col disprezzo d’un uomo senza passioni che faceva il mestiere di vivere su di loro, e che aveva perduto le sue ultime illusioni, vedendole a nudo tra le miserie del proprio traffico. Invece d’ine-


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