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briarlo, l’odore delle settantamila clienti gli dava intollerabili mali di testa; tanto che la prima cosa che faceva, tornato a casa, era di maltrattare l’amante. E quella ragazzuccia divenuta a poco a poco tanto temibile, gli dava piú noia perché non credeva punto al disinteresse e alla sincerità delle repulse di lei.

Per lui Dionisia recitava benissimo una parte. Se si fosse data al Mouret il primo giorno, lui l’avrebbe dimenticata senza alcun dubbio il giorno dopo; mentre, rifiutando, gli aveva sempre piú acceso il desiderio, e lo rendeva quasi pazzo e capace d’ogni sciocchezza. Una furba, un’esperta viziosa, non avrebbe condotta la cosa altrimenti di quella innocentina.

Per ciò il Bourdoncle non la poteva ora soffrire, con quegli occhi chiari, quel viso dolce, quel modo di fare cosí semplice, senza essere preso da una vera e propria paura, quasi avesse davanti a sé una cannibalessa travestita, il cupo indovinello della donna, la morte con le fattezze d’una vergine. Come fare a mandare a vuoto le astuzie di quella falsa ingenua? Non cercava altro che penetrare nelle arti sue, sperando metterle in piena luce: prima o poi, qualche sbaglio lo doveva pur fare: l’avrebbe colta con uno dei suoi amanti, e l’avrebbe mandata via da capo, restituendo cosí al magazzino il bel movimento di macchina esemplare.

— State attento, state bene attento, signor Jouve! — ripeteva il Bourdoncle all’ispettore. — Poi, a ricompensarvi ci penserò io!

Ma il Jouve non ci metteva troppo ardore, perché aveva bazzicato assai con le donne, e si chiedeva ora, se non era miglior partito schierarsi dalla parte di chi poteva il giorno dopo


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