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il paradiso delle signore

voi? che ora siete voi la sola cosa che mi preme nel mondo?... V’ho creduta gelosa, e vi ho sacrificato i miei piaceri. Vi hanno detto che avevo delle amanti, e bene! non ne ho piú, è assai ve esco di casa. Non vi ho preferita proprio a quella signora? Non l’ho io rotta con lei, per essere tutto vostro? Aspetto ancora un ringraziamento, un po’ di gratitudine... E se avete paura ch’io ci ritorni, potete star tranquilla: ella si vendica, aiutando uno dei nostri commessi a metter su un negozio e farmi concorrenza... Dite, bisogna che mi metta in ginocchio, per commovervi?

A tale era ormai; lui che non tollerava un peccatuccio nelle ragazze del magazzino, e che le buttava sul lastrico pel minimo capriccio, si trovava ora ridotto a supplicare una di loro a non andarsene, a non abbandonarlo nella sua infelicità.

Si frapponeva tra lei e la porta, pronto a perdonarle, a chiuder gli occhi, purché si degnasse dire una bugia.

E diceva la verità; delle ragazze trovate per le trattorie n’era stufo; non stava piú con Clara, non aveva nemmeno rimesso piú il piede dalla Desforges, dove il Bouthemont spadroneggiava aspettando l’apertura dei nuovi magazzini, Le Quattro Stagioni, che già empivano i giornali con gli annunzi.

— Ma dunque mi devo mettere in ginocchio? — ripeté, soffocato da lacrime represse.

Dionisia lo trattenne con la mano, non potendo piú nemmeno lei nascondere il suo turbamento, commossa, nell’intimo, da quella passione di cui lo vedeva tanto soffrire.

— Fate male a pigliarvela cosí! — rispose


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