Pagina:Zola - Il paradiso delle signore - 1936 - Mondadori.pdf/527

Da Wikisource.

il paradiso delle signore


lo mettessero a letto. Una gamba sola, la sinistra, era rotta sopra la nocca del piede. La rottura era semplice: c’era da sperare non nascessero complicazioni. E stavano per portare la lettiga in fondo, nella camera, quando comparve il Gaujean: veniva a dire d’un ultimo tentativo andato a vuoto. Il fallimento era inevitabile.

— Ch’è stato?

Dionisia in poche parole glielo spiegò. Rimase male. Il Robineau gli disse allora debolmente:

— Non vi tengo rancore, ma un po’ di colpa ce l’avete anche voi!

— Dio santo! — rispose il Gaujean — bisognava che noi si fosse piú forti. Lo sapete che io non sto mica meglio di voi!

Alzarono la lettiga. Il ferito poté avere ancora la forza di dire:

— No, no, anche a essere più forti sarebbe stato lo stesso!... Capisco che ci restino i vecchi ostinati, come il Bourras e il Baudu, ma noialtri che eravamo giovani e che si accettava le idee nuove!... No, vedete, Gaujean, è la fine d’un mondo!

Lo portarono via. La Robineau abbracciò Dionisia con un impeto dove c’era quasi della contentezza, sentendosi libera da quell’imbroglio degli affari. Il Gaujean, andandosene con la ragazza, le confessò che quel povero diavolo del Robineau aveva ragione: era una sciocchezza voler combattere contro il Paradiso delle signore. Anche lui si sentiva perduto, se non si arrendesse. Il giorno innanzi s’era segretamente adoperato con l’Hutin, che doveva appunto andare a Lione: ma disperava della cosa, e cercò di mettere dalla sua Dionisia, conoscendone oramai la potenza.


525