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Pagina:Zola - Il paradiso delle signore - 1936 - Mondadori.pdf/528

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zola


— In fede mia, — ripeteva — tanto peggio per le fabbriche! Se mi rovinassi col combattere ancora per amor degli altri, riderebbero di me! Ora tutta la questione sta nel produrre a meno prezzo... Dio mio! Lo dicevo a voi una sera: i fabbricanti non devono far altro che seguire il progresso con un migliore ordinamento e sistemi nuovi. Tutto s’accomoderà; basta che il pubblico sia contento.

Dionisia rispose sorridendo:

— Andatelo a dire al Mouret in persona... Ci avrà piacere, e non è uomo da tenervi rancore, pur che gli offriate anche soltanto il vantaggio, sugli altri concorrenti, d’un centesimo al metro.

La Baudu morí di gennaio, in una bella giornata tutta sole. Da quindici giorni non poteva piú scendere nel negozio di cui stava a guardia una donna. Sedeva sul letto, sorretta da guanciali: nel viso pallido gli occhi soltanto vivevano ancora, e con la testa dritta pur li volgeva ostinatamente verso il Paradiso delle signore, di faccia, traverso le tendine delle finestre. Il Baudu, che ci soffriva a veder quegli occhi cosí disperatamente fissi, voleva qualche volta tirar giú le tende grandi; ma lei con un gesto lo supplicava di no; voleva vedere fino all’ultimo respiro. Le avevano rubato tutto, negozio, figliuola; anche lei se n’era a poco a poco andata col Vecchio Elbeuf, perdendo la vita di mano in mano che perdeva la clientela; morivano sfiniti insieme. Quando si accorse di morire, ebbe ancora la forza di volere che il marito aprisse le finestre. Era bel tempo; un raggio allegro di sole dorava il Paradiso, mentre la camera della vecchia casa era avvolta nell’ombra. Lei restava con


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