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Pagina:Zola - Il paradiso delle signore - 1936 - Mondadori.pdf/544

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zola


Si riscaldava, e tutt’e quattro restavano sul marciapiede, tra le spinte. Ma a poco a poco la folla le spostava; e abbandonandosi alla corrente esse entrarono come portate, quasi senza accorgersene, discorrendo a voce piú alta per capirsi. Si domandavano ora notizie della Marty. Il povero signor Marty, dicevano, dopo aver fatto delle scene violente in casa, era impazzito; preso dal delirio delle ricchezze, ficcava le mani nei tesori della terra, votava miniere d’oro, caricava carretti di diamanti e pietre preziose.

— Povero disgraziato! — disse la Guibal — lui ch’era sempre vestito cosí male e tanto umile a forza di dar lezioni!... E la moglie?

— Divora uno zio, — rispose Enrichetta — un bravo vecchione di zio, che, rimasto vedovo, è andato a stare con lei... Ma la troveremo di sicuro, deve esser venuta.

Rimasero immobili dalla sorpresa. Dinanzi a loro si stendevano i magazzini; i piú vasti del mondo, dicevano gli annunzi. La grande galleria di mezzo correva ormai da un capo all’altro, sboccando in Via Dieci Dicembre e in Via Nuova di Sant’Agostino; e a destra e a sinistra, come le navate d’una chiesa, la galleria Monsigny e la galleria Michodière, piú strette, si stendevano lungo le due vie senza interruzione. Di tanto in tanto c’erano i crocicchi allargati, quasi salotti, in mezzo all’ossatura metallica dei ponti e delle scale. L’ordine interno era stato rovesciato; le calíe erano ora sulla Via Dieci Dicembre, la seta in mezzo, i guanti nella sala Sant’Agostino, in fondo: e dal nuovo ingresso principale, alzando gli occhi, si vedevano sempre i letti, passati da una parte all’altra del secondo piano. Le sezioni divenute nientemeno che cinquanta; alcune si


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