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il paradiso delle signore

alla sua nuova amica. Ora sí, che capivano perché la Desforges era venuta al Paradiso, per quanto fosse in rotta. Cedeva, senza dubbio, al bisogno invincibile di vedere e di soffrire.

— Resto con voi — le disse la Guibal messa in curiosità. — Ritroveremo la De Boves nella sala di lettura.

— Va bene! — rispose costei. — Io devo salire al primo piano... Andiamo, Bianca.

E se n’andò, seguita dalla figliuola, mentre il Jouve, sempre attento a ciò ch’ella faceva, salí un’altra scala accanto perché lei non se n’accorgesse. Le due altre si persero nella folla compatta del pianterreno.

Tutte le sezioni, tra la confusione della vendita, non discorrevano d’altro che degli amori del padrone. L’avventura che da mesi faceva andare in sollucchero i commessi per la lunga resistenza di Dionisia, era da un momento all’altro giunta a una crisi: il giorno innanzi s’era risaputo che la giovinetta se n’andava dal Paradiso: per quanto il Mouret la scongiurasse a restare, diceva che aveva un gran bisogno di riposo. E tutti ci mettevano bocca: andrebbe o non andrebbe via? Da sezione a sezione correvano scommesse di cinque franchi, per la domenica prossima. I maligni arrischiavano una colazione sulla carta del matrimonio; gli altri, quelli che credevano alla partenza, non adducevano ragioni buone. La ragazza aveva, è vero, la forza d’una donna adorata che dice di no; ma il padrone, dall’altro canto, era ricco, felice nella sua vedovanza, orgoglioso, e quest’ultima esigenza gli poteva far cambiare in odio l’amore. Gli uni e gli altri eran d’accordo su questo, che la piccina aveva saputo condurre l’affare con la sa-


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