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il paradiso delle signore

ripetere che se ne voleva ad ogni costo andare dopo la grande esposizione, egli non si infuriò nemmeno allora, e volle parlare sul serio: dava un calcio alla fortuna; dove voleva trovare il posto che aveva ora? aveva qualcosa in vista? Era pronto a darle quanto di meglio sperasse ottenere altrove.

E avendo Dionisia risposto che non aveva nemmen cercato, e che si voleva prima riposare per un mese a Valognes col denaro messo da parte, egli le chiese perché non potesse tornare nel Paradiso, se era proprio la salute che l’obbligava a riposarsi un po’. Lei non sapeva che rispondere, torturata da quelle domande. Allora il Mouret pensò che andasse a ritrovare un amante, forse un marito: non gli aveva confessato, una sera, che amava? Da quel momento portava nel cuore, come un coltello, quella confessione strappatale in un’ora di turbamento. Se quel rivale la sposava, lei lasciava andar tutto per stare con lui: la sua ostinazione veniva cosí spiegata. Era finita per lui. Aggiunse soltanto, con voce gelida, che non la tratteneva piú, dacché lei non gli poteva dire le vere ragioni della sua partenza. Questa conversazione, dura, pacata, la commosse piú che le furie di cui aveva avuto paura.

Per tutta la settimana che Dionisia restò nel magazzino, il Mouret fu sempre pallido e severo. Quando traversava le sezioni, fingeva di non vederla; non s’era mai mostrato cosí indifferente, cosí assorto nel lavoro; e le scommesse ricominciarono, ma soltanto i coraggiosi osavano arrischiare una colazione sul matrimonio. Sotto quella freddezza, tanto poco naturale in lui, il Mouret nascondeva intanto una spaventosa bat-


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