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le d’oro», quel taffetas a sette e cinquanta che si vende dappertutto altrettanto, parrà un’occasione straordinaria, e basterà a colmar la perdita della «Parigi-Paradiso». Lasciate fare, e vedrete.

Diventava eloquente: — Lo capite sí o no? Voglio che fra otto giorni «Parigi-Paradiso» metta tutta la città sossopra. La nostra fortuna sta lí; sarà lei che ci salverà e ci darà l’aire. Non si parlerà che della «Parigi-Paradiso», il vivagno azzurro e argento sarà conosciuto da un capo all’altro della Francia... Vi accorgerete del colpo dalle smanie e dai lamenti di chi ci fa concorrenza! Il commercio minuto ne buscherà dell’altre! Al diavolo tutti questi venditorucci che crepano di reumatismi nelle loro cantine!

Intorno al padrone, i commessi, che riscontravano le merci, ascoltavano sorridendo. A lui piaceva discorrere e vedersi dare ragione. Il Bourdoncle anche questa volta cedé. La cassa intanto era stata votata, e due uomini ne schiodavano un’altra.

— Tutti bei discorsi, — disse il Bouthemont — ma i fabbricanti non ne vogliono sapere! A Lione son furiosi contro voi; non fanno altro che dire che il vostro buon prezzo li rovina... Il Gaujean me l’ha detto apertamente: dichiarazione di guerra. Già, ha giurato d’aprire quanti crediti vogliono ai piccoli commercianti, piuttosto che adattarsi ai prezzi miei.

Il Mouret alzò le spalle.

— Se il Gaujean non mette giudizio, rispose — se ne accorgerà... Di che si lamentano?

Noi li paghiamo subito, e prendiamo tutto quello che fabbricano; mi pare che possano lavorare


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