Pagina:Zola - Il paradiso delle signore - 1936 - Mondadori.pdf/65

Da Wikisource.

il paradiso delle signore

per qualcosa di meno... Del resto, basta che ci guadagnino gli avventori.

Il commesso votava la seconda cassa, mentre Bouthemont s’era rimesso ad appuntare le pezze della seta consultando la fattura. Un altro commesso, in cima al banco, le segnava di cifre convenzionali; e, finito il riscontro, la fattura, firmata dal capo della sezione, doveva andare alla cassa centrale. Per un momento ancora il Mouret guardò quel lavorío, tutta quella operosità intorno alle merci che, sballate, minacciavano, ammucchiandosi, d’empire tutto il sotterraneo. Poi, senza aggiungere una parola, seguito dal Bourdoncle, se n’andò con l’aria d’un capitano soddisfatto dei suoi soldati.

Passo passo, traversarono il sotterraneo. Gli spiragli, ogni tanto, mandavano una luce pallida; e in fondo agli angoli neri, lungo i neri corridoi, i lumi a gas ardevano continuamente. In questi corridoi stavano le scorte: dei vani cinti da cancellate, dove le varie sezioni accumulavano il soverchio dei loro generi. Nel passare, il padrone diè un’occhiata al calorifero che doveva essere acceso il lunedí per la prima volta, al picchetto di pompieri ch’erano a guardia d’un contatore gigantesco, chiuso in una gabbia di ferro, ed alla cucina e ai refettori, piccole stanze rabberciate, per l’innanzi cantine, a sinistra verso l’angolo di Via Gaillon.

Finalmente giunse all’altro capo del sotterraneo, all’ufficio delle partenze. Gl’involti che le clienti non portavano via con sé, eran messi in ordine là, divisi su tavole in tanti scompartimenti, ciascuno dei quali rappresentava un quartiere di Parigi; poi, per uno scalone che sboccava proprio in faccia al Vecchio Elbeuf, li mettevano


63