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il paradiso delle signore |
pur di non seguitare in quell’inutile interrogatorio.
— Da chi eravate a Valognes?
— Dal Cornaille.
— Lo conosco; buona casa quella del Cornaille! — si lasciò sfuggire di bocca il Mouret.
Non diceva mai nulla quando si presentava gente per essere impiegata; perché i capi delle sezioni erano responsabili del personale. Ma per il senso delicato che aveva della donna, indovinava in quella ragazzina una grazia nascosta, una forza di bontà e tenerezza, ch’ella stessa ignorava. Il buon nome della casa donde gl’impiegati venivano era di gran peso, e spesso si giudicava dei postulanti con questo criterio solo. La signora Aurelia continuò piú dolcemente:
— E perché siete venuta via dal Cornaille?
— Ragioni di famiglia — rispose Dionisia, arrossendo. — Ci è morto il babbo e la mamma, e ho dovuto seguire i miei fratelli... E poi ecco un certificato.
Il certificato era stupendo. Ricominciò a sperare, quando un’ultima dimanda la imbrogliò davvero.
— Avete a Parigi qualche conoscenza?... Dove state?...
— Dallo zio... — mormorò, esitando a nominarlo, per paura che non ne volessero sapere della nipote d’uno che faceva concorrenza al magazzino — dallo zio Baudu qui dirimpetto.
Il Mouret non poté piú trattenersi, e intervenne di nuovo.
— Come!... siete la nipote del Baudu?... E vi manda il Baudu?
— Oh, no, signore!
Le parve un’idea cosí curiosa, che non poté
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