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zola

fare a meno di ridere. Sembrò si trasfigurasse. Era color di rosa, e il sorriso sulla bocca un po’ larga le irraggiava tutta la faccia. Gli occhi grigi s’illuminarono, le gote s’infossarono graziosamente, i capelli troppo chiari parve s’animassero anch’essi nell’allegrezza buona e coraggiosa di tutto l’essere suo.

— Ma sapete che è carina? — disse piano il Mouret al Bourdoncle.

Il socio non ne volle convenire, e fece un gesto da annoiato. Clara s’era morsa le labbra; Margherita volgeva le spalle. Soltanto la signora Aurelia parve vinta, e approvò il Mouret con un cenno della testa, quand’egli riprese a dire:

— Ha fatto male vostro zio a non condurvi egli stesso: bastava la sua raccomandazione... Dicono che con noi ce l’ha. Ma noi siamo d’idee piú larghe, e, se lui non può impiegare la nipote nel suo negozio, gli mostreremo che la sua nipote basta che bussi da noi per essere accolta... Ditegli che io gli voglio bene sempre; che non ce la deve avere con me, ma con le nuove condizioni in cui si trova il commercio. E ditegli che finirà col rovinarsi se si ostina a stare tra quel mucchio di anticaglie ammuffite.

Dionisia ridiventò pallida. Quello lí dunque era il Mouret in persona. Nessuno l’aveva nominato, ma s’era fatto conoscere da sé; ed ella ora capiva perché quel giovane le avesse fatta tanta impressione prima per istrada, poi nella sezione delle sete, ed ecco anche lí. Questa commozione, che non si poteva spiegare, gravava tuttavia sempre piú, fin troppo, sul cuore di lei; le tornava in mente tutto ciò che le aveva raccontato lo zio, e ingigantiva nell’animo suo il Mouret, circondandolo di una leggenda, e fa


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